PORTI D'ORO
Passiamo ad un business che tira, quello dei porti turistici e c’imbattiamo subito in un altro amico del cuore, o meglio, in un altro “referente abituale” del superprogettista Vincenzo Maria Greco: si chiama Roberto Marconi, ingegnere, 53 anni, romano. Ecco cosa annotano gli uomini del Ros: «Italia Navigando, partecipata da Mare 2 srl (12 per cento), ha stabilito la cessione d’alcuni asset a favore di Mare 2 (Renato Marconi) per compensare le richieste risarcitorie di Marconi per 16 milioni di euro (Portisco, Marina Vigliena ed altro)». Cerchiamo di ricomporre il puzzle. Carrozzone del parastato, Italia Navigando è controllata da Invitalia, l'altro maxi carrozzone che non solo ora, ma ancor più in passato, ha elargito milioni d’euro a imprese di amici (ed amici degli amici) sotto i vessilli di Sviluppo Italia, per anni guidata da Massimo Caputi, uno dei più “collaudati” manager del pubblico-privato, socio in alcune imprese turistiche del gruppo Marcegaglia e, soprattutto, grande amico di Pomicino. Non solo, perchè Caputi è stato anche socio di Ludovico Greco nella pescarese Proger. Il timone di Invitalia è poi passato a Ferruccio Ferranti e quindi a Domenico Arcuri, nominato nel 2007 dal ministro dell'Industria Pier Luigi Bersani. Torniamo a Marconi, ex amministratore delegato e anche azionista (12 per cento, appunto) di Italia Navigando, nata con la mission di realizzare una cinquantina di porti turistici, soprattutto lungo la costa tirrenica e nelle isole. Marconi, un paio d’anni fa, è sceso sul piede di guerra, accusando i vertici e la gestione societaria e chiedendo un maxi risarcimento: secondo lui, infatti, i soci di minoranza sarebbero stati pesantemente danneggiati. «Lotte fra gruppi di potere per spartirsi danaro pubblico - tagliano corto al ministero dell'Economia - guerra per bande. Sta di fatto che il cadeau per Marconi è stato subito confezionato, cedendogli il gioiello di casa, la Marina di Portisco in costa Smeralda». Nel pedigree di Marconi spiccano una sfilza di sigle in cui figura come amministratore unico (Marinedi spa, Agropoli Navigando srl, Stintino Navigando srl, la foggiana Marina di Margherita di Savoia srl), come amministratore delegato (Marina di Villasimius srl, Marina di Vieste spa, Marine di Napoli srl), oppure direttore generale (Consorzio Trapani Marina), di presidente del cda (la ravennate DAM spa-Studi, ricerche, progetti), in veste di consigliere d'amministrazione (la società consortile Sirena Lazio e Sansovino srl), di procuratore (Acquatecno srl), o ancora in qualità di socio unico (Hydropineus srl). Per fare un solo esempio, nel collegio sindacale di Marinedi fa capolino una delle presenza-ovunque nell'arcipelago societario targato Vincenzo Maria Greco: quella del commercialista partenopeo Alessandro Fiorentino, studio nel cuore chic di Napoli, in Via dei Mille 48, insieme ai colleghi ed altri “referenti abituali” di Greco, Michele Parisi ed i figli Alessandro e Francesco Parisi e chi siede, sempre nelle Edizioni del Roma di bocchiniana memoria? Andrea Parisi, stesso studio di commercialisti, stessa famiglia. Bocchino, sempre lui. Re incontrastato della nuova portualità, dalla Liguria fino al tacco d'Italia, è il gruppo che fa capo a Francesco Bellavista Caltagirone, con l'ammiraglia Porto del Tirreno spa. A bordo, anche la compagna, Beatrice Parodi, figlia prediletta di un pezzo da novanta del settore, l'armatore Piergiorgio Parodi, ottimo amico dell'ex ministro dell'Economia, lo “smemorato del Colosseo” Claudio Scajola e chi sarà mai l'amico - c'è chi dice, anzi scrive, il “socio” - del cuore? Vincenzo Maria Greco, of course. «In questo modo - sussurrano in Confindustria a Roma - siamo alla quadratura del cerchio ed ai nuovi assetti non solo politici ma anche economici: Greco è il nuovo punto di riferimento del grande centro che Fini, Casini e Rutelli vogliono far crescere rigoglioso e come farlo senza soldi? Ecco che a provvedere ci pensa l'ingegnere. Tra lui e i suoi amici, più la famiglia Caltagirone, si puo' volare alto, molto in alto». Nel mirino del tandem Bellavista-Parodi alcuni affari colossali, appena tenuti a battesimo, non senza suscitare polemiche, a volte anche infuocate, da parte dei cittadini. Le più vibrate a Massa-Carrara, dove il massiccio intervento di ruspe e bulldozer per creare la nuova darsena turistica rischia di sconvolgere il già precario equilibrio idrogeologico della zona (tre morti per nubifragio a novembre). Gli affari da novanta sono quelli di Fiumicino e Civitavecchia. Da pochi mesi posata la prima pietra per il primo, avvenieristico scalo; in fase d’approvazione finale e di decollo il secondo, dove sono scesi in acqua per dare un forte contributo pezzi da novanta come Vincenzo Scotti (a bordo della Privilege Fleet Management Co spa) e Giancarlo Elia Valori (al timone di Cosvime e di Centrale Finanziaria Generale spa). A poco servono, fino ad ora, le proteste di coraggiose associazioni, come la Caponnetto capitanata da Elvio Di Cesare, che hanno già denunciato le prime infiltrazioni mafiose (‘Nndrangheta e camorra in prima fila) negli appalti e subappalti. I futuristi, in ogni caso, possono guardare con ottime chance anche più a Sud. Altro scalo in rampa di lancio quello nell'area flegrea (aree ex Sofer), dove va in campo un inedito tandem, composto da Finmeccanica e gruppo Cosenza, che fa capo al costruttore Livio, decollo arcimiliardario con il bradisisma di Pozzuoli, uno dei pomiciniani della prima ora. Dalla commissione ambiente della Camera è arrivato già il primo disco verde per i lavori: tra i componenti l'onorevole Giulia Cosenza, figlia di Livio, bocchiniana doc.
Da www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=382

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